Il lavoro agricolo con Aigo , cavalla Merens .

La mia storia con i cavalli inizia a nove anni , ero molto piccola di statura e continuavo ad insistere perchè l’allenatore del centro ippico che mio padre aveva fondato con alcuni soci , mi facesse salire su un cavallo .
Era ancora troppo presto , continuava a ripetermi , a quel tempo non esistevano i pony ed effettivamente un bambino doveva aspettare e accontentarsi di guardare ed imparare osservando i più grandi .
Mio padre era stato ufficiale nel reggimento della cavalleria Savoia e inconsapevolmente mi aveva tramandato la passione per i cavalli che ci ha legato fino alla sua scomparsa , una persona di poche parole e di grande rigore morale .
Non era facile parlare con lui, ma la passione per i cavalli e per la campagna ci accomunava e ci univa in un rapporto stretto che ho conservato e coltivato nella mente fino ad oggi .
Il mio sogno era debuttare in un concorso ippico e ancor prima dei dodici anni ci riuscii con la mia prima cavalla , Olivetti , una baia anziana , dolce e facile da montare a cui seguirono altri soggetti che mi fecero salire di grado fino a competere in qualche gara internazionale e comunque nelle categorie più alte dei concorsi nazionali .
A ventidue anni smisi di gareggiare , anche perchè mi sentivo sempre più a disagio nel mondo ippico , e incominciai a lavorare nell’azienda agricola avviando l’allevamento delle vacche da latte insieme a mio marito .
Per tantissimi anni , pur tenendo con me gli ultimi due cavalli anziani con cui avevo gareggiato, mi capitava di fare un sogno ricorrente , dovevo prepararmi a una gara ma non riuscivo mai a iniziarla perchè ogni volta mi mancava qualcosa , gli stivali , la giacca , la sella , a volte anche il cavallo !!
Così circa quattro anni fa rimasi con la scuderia vuota e per alcuni mesi pensai a come riempirla .
Fino a quando una cara amica mi regalò il libro che diede la svolta ai miei rapporti con i cavalli , si trattava di Dirty Life di Kristin Kimball , pagine che mi trascinarono nell’affascinante mondo dei cavalli da lavoro .
Questa scoperta fece riaffiorare i ricordi dei racconti di mia madre , sulla sua vita in campagna nell’azienda dei nonni agricoltori , i viaggi in calesse per raggiungere il collegio e il lavoro del cavallante , i nomi dei cavalli che lavoravano nei campi e tiravano i carri pieni di fieno fin nella corte della cascina .
Intanto nel 2009 avevamo iniziato la conversione biologica della nostra azienda da latte e i buoni risultati ci facevano compiere scelte sempre più legate alla naturalità del nostro modo di agire e forse era giunta l’ora di convertirsi anche a un altro tipo di cavallo , ma quale ?
Per circa due mesi lessi tutto quello che riuscivo a trovare sull’argomento , scoprii il sito Noi e il Cavallo , i giornalini curati da Albano Moscardo e decisi di scrivergli .
Benvenuta nel mondo del cavallo agricolo mi rispose con molta semplicità e così mi diedi da fare per capire quale cavallo avrei potuto portare con noi in cascina .
Stordii gli amici più vicini con foto e piccoli video trovati su internet , e pian piano riuscii a coinvolgere Dario , mio marito, in questa nuova avventura che per tanti può davvero sembrare folle .
Scoprii che al Castello di Tassarolo programmavano il primo corso sul cavallo da lavoro e mi iscrissi partecipando emozionata alle due giornate , eravamo in due , io e un ragazzo giovane che lavorava nel mondo del cinema ma sognava prima o poi di riuscire a comprarsi un piccolo vigneto .
Henry mi diede i primi insegnamenti e un consiglio , “devi avere coraggio e non iniziare con un puledro “.
Decidemmo di andare alla Fiera di Verona e seduti in tribuna vedemmo sfilare i potenti TPR , il Murgese , il Bardigiano , e poi entrò una carrozza trainata da quattro cavalli morelli , potenti ma nello stesso tempo aggraziati e molto belli , i cavalli Merens.
Ecco ,capii che quella poteva essere la razza giusta perchè se avessi fallito avrei comunque potuto utilizzarla per un uso sportivo .
Le difficoltà mi sembravano tante e davvero non sapevo che cosa sarei stata in grado di fare .
Così conoscemmo Roberto Arnaudo di Rocca Bruna , frazione di Dronero ,e per Dario fu un ritorno nelle terre della sua famiglia piemontese che proprio in Val Maira affittava una casa per le vacanze .
Vedemmo per la prima volta Aigo al pascolo in alpeggio , era la metà di novembre ma là si usa lasciare la mandria fino all’arrivo della prima neve , i cavalli mantengono puliti i pascoli e il sottobosco e si abituano a vivere in branco , i puledri con le madri fino al momento della doma che avviene nell’inverno precedente al compimento del terzo anno di età.
Aigo aveva quindi quasi tre anni e per Roberto era pronta per la doma , avrebbe fatto anche l’addestramento a redini lunghe e provato ad attaccarla in pariglia con un cavallo più anziano , il resto avei dovuto impararlo da sola .
Che dire ? Era il contrario di quello che mi aveva consigliato Henry , ma non avevamo alternative e così scegliemmo Aigo e dopo qualche mese , verso Aprile ce la portammo a casa.
Tutto quello che è successo dopo è stata una bellissima avventura che ci ha fatto scoprire le bellezza e la potenzialità della Razza Merens ma soprattutto ci ha fatto conoscere la realtà dell’allevamento di questi animali in Val Maira , riportandoci a settembre alla rassegna di razza in cui vengono fatti sfilare i migliori soggetti illustrandone la versatilità nei diversi comparti , nel lavoro con la sella , nel dressage , negli attacchi e quest’anno anche nel lavoro agricolo.
Aigo ha un carattere stupendo , intelligente, dolce , disponibile ad imparare e abile a ricordarsi immediatamente quello che ha memorizzato , non si è mai rifiutata di fare qualcosa , solamente non resiste a fermarsi per mangiare una boccata quando con il ranghino rastrelliamo l’erba medica !!
Lavora attaccata al calesse , in campagna , o sellata , anche se ormai per me le emozioni più belle sono quelle che ritrovo facendo insieme un lavoro che mi avvicina al ricordo di quanto è stato possibile fare nei campi nel corso dei secoli con l’accordo tra uomo e animali .
Nell’addestramento abbiamo iniziato a passeggiare con le redini lunghe , poi pian piano a spingerci sulle campagne più lontane e il primo attacco è stato fatto con il calesse .
Un calesse donatoci da un vicino agricoltore che Dario ha restaurato e con cui usciamo spesso alla domenica per mantenerla in allenamento nei mesi invernali .
Poi abbiamo provato a trasportare qualche balla di fieno su una slitta costruita unendo un vecchio paio di sci ad un bancale , e questa primavera siamo riusciti ad usare una vecchia erpesina per rastrellare circa tre ettari di prato stabile .
E’ un lavoro un po’ pesante ma si può distribuire nell’arco di dieci giorni , la fatica è distribuita tra donna e animale e ti dà una sensazione bellissima conoscere più da vicino la campagna che coltivi unita al profumo dell’erba e al passo del cane che ti accompagna .
Nelle condizioni della pianura padana ci sono purtroppo dei mesi in cui è veramente difficile lavorare per il gran numero degli insetti per cui per adesso mi limito ad usare, quando ho più tempo ,un voltafieno a forchette nei campi più vicini alla cascina , e un vecchio ranghino che svolge ancora un bellissimo lavoro .
Entrambi i mezzi sono stati recuperati nel fienile di Pietro , il maniscalco e fabbro del paese che ci dato preziosi consigli , e restaurati ritrovando alcuni pezzi di ricambio nell’officina Mainardi di Abbiategrasso .
Il lavoro con il ranghino è quello su cui mi sento più a mio agio , non credo che per Aigo sia molto faticoso , il passo è veloce , il mezzo pur essendo vetusto lavora bene ed è silenzioso , l’ho usato per tutto il mese di ottobre , ranghinando l’erba di prato stabile e della medica che gli altri anni usavamo fasciare .
Le vacche si sono dimostrate entusiaste di questa scelta e in effetti tornare ad inserire l’erba verde nella razione potrebbe essere una opportunità per risparmiare sull’uso dei combustibili fossili in certi mesi dell’anno .
L’essere riuscita a svolgere almeno questi tre lavori in campagna mi permette a questo punto di potere dire che abbiamo avviato un progetto di recupero del cavallo da lavoro nel Parco Agricolo Sud Milano , non avrei potuto farlo senza l’aiuto di Dario , dell’assistenza che mi ha fornito nell’addestramento di Aigo accompagnandomi nei lavori in campagna , ma comunque , come donna, l’aver in mano le redini mi sembra una bella conquista .
Mi piacerebbe adesso provare a svolgere qualche lavoro nell’orto coinvolgendo qualcuna delle aziende orticole biologiche che sono nate con noi nel Desr del Parco agricolo Sud Milano , chissà c’è tutto l’inverno per pensarci .
L’aver iniziato con una puledra non ci è sembrata una scelta sbagliata , l’addestramento è stato reciproco , forse più lento ma ci ha dato molta soddisfazione .p
Colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che ci hanno aiutato con i loro consigli e insegnamenti , prima di tutti Albano , Henry e l’antico Podere Bernardi , nel corso di questi tre anni abbiamo conosciuto delle persone bellissime e scoperto realtà che davvero pochi conoscono ma che con un po’ di curiosità e di coraggio possono davvero aiutarci a fare la nostra parte come una storiella africana ci insegna :
“ Un giorno in una foresta scoppiò un incendio .Tutti gli animali scapparono e restarono a guardarla terrorizzati e impotenti mentre bruciava .
Tutti a parte un colibrì che cominciò a volare avanti e indietro verso la laguna più vicina ; raccogliendo una goccia d’acqua con il becco e lanciandola sull’incendio. Quando gli altri animali chiesero stupefatti che cosa pensava di cambiare con quella goccia , il colibrì senza fermarsi rispose : “non lo so ancora , ma faccio la mia parte “.