Convertirsi al biologico

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Nel Novembre del 2009 inizia la nostra sfida della conversione al biologico perchè, se un tempo pensavamo che potessero essere biologiche le aziende che territorialmente erano favorite dall’essere isolate dai grandi centri urbani, ora riteniamo che il cercare di produrre alimenti  biologici all’interno delle fasce periurbane diventi una forma di presidio agricolo di fronte all’eccessiva urbanizzazione e al devastante consumo di suolo.<!–more–>

L’incontro con il   DESR ( Distretto di Economia Solidale rurale del Parco Sud), che ha come sostenitori molti gruppi di acquisto solidali, consumatori che prediligono il biologico, e la mia partecipazione ad un seminario di Terra Madre sui cambiamenti climatici e l’agricoltura ecocompatibile, ha  indirizzato la nostra  scelta più recente, e cioè la conversione all’agricoltura biologica.

Questa scelta ha comportato da una parte una riduzione del numero di capi per ridimensionare il peso del carico animale sulla superficie coltivata, e dall’altra la ricerca di un diverso sbocco del latte prodotto che in parte ha iniziato ad essere caseificato e consumato all’interno del distretto, producendo dei formaggi con un caseficio di Cassolnovo e distribuendoli attraverso la rete dei GAS.

I cambiamenti più significativi sono stati avviati in campagna, con l’introduzione di consociazioni di graminacee e leguminose, tipo loietto e trifoglio incarnato, triticale e pisello, medica in purezza e trasemine di trifoglio nei cereali vernini.

E’ stata ridotta la coltivazione del mais e quest’anno proveremo la semina su sodo, e potenziata la produzione di foraggi da prati stabili.

Con un’attenzione consolidata da anni al ripristino delle alberature sui fossi, abbiamo proceduto alla piantumazione di siepi e filari sulle campagne confinanti  con terreni coltivati a convenzionale, e partecipato al progetto di risemina di papaveri e fiordalisi nei campi di cereali